Turismo, storia, tradizioni e fede
Annalisa Atzei
Turismo, storia, tradizioni e fede: sono alcuni degli elementi che hanno caratterizzato la prima edizione dell’evento “Noi camminiamo in Sardegna”, tenutasi dal 5 all’8 ottobre e promossa dalla Regione Sardegna in collaborazione con la Conferenza episcopale sarda, Terre di mezzo editore, la Camera di commercio di Nuoro-Cagliari-Oristano e la Fondazione ‘Destinazioni di Pellegrinaggio della Sardegna’.
Un’iniziativa complessa e per certi versi ardita che ha mostrato sin dalle sue prime fasi organizzative una grande potenzialità per la crescita dei cammini nell’isola. “Noi camminiamo in Sardegna”, infatti, rappresenta il compimento di un progetto in cantiere ormai da diversi anni, concretizzatosi lo scorso gennaio con la firma del protocollo d’intesa dall’Assessorato regionale del Turismo e dalla Conferenza episcopale sarda, per valorizzare, ma soprattutto rendere protagonisti i temi del turismo lento e sostenibile nei territori dell’isola in cui si articolano itinerari culturali, cammini e destinazioni di pellegrinaggio che fondono insieme identità e tradizioni sarde.
La settimana è stata scandita da un programma ben articolato che ha permesso a giornalisti, content creator, camminatori, foto-video reporter, guide, esperti del settore provenienti da tutto il territorio nazionale, insieme alle istituzioni locali coinvolte, di percorrere i sette itinerari organizzati nei territori dalla Fondazione delle Destinazioni di Pellegrinaggio in Sardegna. I comuni coinvolti (Borutta, Dorgali, Galtellì, Gesturi, Laconi, Luogosanto, Orgosolo, Sant’Antioco, Carbonia, Genoni, Iglesias e Porto Torres) sono stati i padroni di casa con i quali è stato possibile far assaporare agli ospiti dell’evento, oltre le eccellenze enogastronomiche dei territori, la bellezza di paesaggi incontaminati, delle tradizioni ancora ben radicate nelle piccole comunità, della profonda devozione e spiritualità, ma in particolar modo la genuinità dell’accoglienza delle persone che vivono quotidianamente queste comunità di cui sono chiamati ad esserne i custodi.
Ciascun itinerario, a partire dalla denominazione, racconta la propria anima, rendendosi unico e allo stesso tempo complementare agli altri, in previsione anche di un percorso che possa abbracciare tutti e sette i cammini in un’unica esperienza che possa, in particolare, intrecciarsi nelle proprie vie con altri cammini noti e già riconosciuti come tali dalla Regione, quali il Cammino minerario di Santa Barbara, San Giorgio Vescovo di Suelli, Santu Jacu, Sant’Efisio, 100 Torri, la Via dei Santuari e il percorso francescano.
- Dorgali: Tra incantevoli scenari naturali sulle orme della “beata Maria Gabriella Sagheddu”
- Galtellì: Dal borgo di Grazia Deledda al Monte del “Cristo miracoloso”
- Gesturi-Genoni-Laconi: Nel cuore dell’isola la “via Francescana in Sardegna”
- Iglesias-Carbonia-Sant’Antioco: Sulle tracce del martire Antioco “patrono della Sardegna”
- Luogosanto: Dalle cumbessias della via dei santuari alla “Porta Santa”
- Orgosolo: Murales, cultura e devozione: nel Supramonte i luoghi della “beata Antonia Mesina”
- Porto Torres: Dai martiri turritani al romanico sino al “paradiso dell’Asinara”
- Borutta: “L’Accoglienza” nell’atmosfera suggestiva del Monastero di San Pietro di Sorres
Nella giornata di giovedì 6 ottobre, gli ospiti dei cammini sono stati accolti dalle comunità ospitanti l’evento: una vera e propria immersione nella storia e nelle culture locali all’insegna delle tradizioni, impreziosite dai racconti delle guide turistiche e delle persone del luogo. Venerdì 7 è stata la giornata dedicata ai cammini, un intenso mix di spiritualità e devozione unito alle bellezze paesaggistiche e archeologiche che hanno fatto da cornice ai passi dei camminatori, alcuni più esperti, altri semplicemente desiderosi di scoprire il piacere di una camminata a piedi lungo i sentieri, molto spesso sconosciuti, presenti nei rispettivi territori.
Le emozioni e le sensazioni di questa esperienza sono state, infine, raccolte e condivise in occasione dell’ultima giornata dell’evento, organizzata nel suggestivo monastero di San Pietro di Sorres, unica abbazia benedettina presente in Sardegna. Una location che ha contribuito a rendere ancora più vivo e partecipato il momento dei saluti e delle restituzioni da parte dei giornalisti e dei camminatori che hanno preso parte alla settimana per testimoniare attraverso i propri racconti che la Sardegna può anche essere terra di cammini. Il benvenuto affettuoso del sindaco di Borutta, Silvano Arru, sul cui territorio si erge il monastero, ha ricordato ai presenti come sia fondamentale la collaborazione tra le comunità coinvolte dal progetto, affinché anche piccolissime realtà come il comune di Borutta, per le statistiche tra i 31 comuni destinati a scomparire entro i prossimi 50 anni, possano guardare al futuro con coraggio e contribuire alla crescita della cultura religiosa e turistica della Sardegna. Una crescita che può e deve partire proprio da esperienze come quella dei cammini, anche per contrastare appunto lo spopolamento con cui molti centri dell’isola fanno i conti da anni. Si tratta sicuramente di un progetto molto ambizioso, ha ricordato l’assessore regionale del Turismo, Gianni Chessa, ma anche di un progetto alternativo che può rendere la Sardegna un modello di turismo lento e sostenibile in cui coniugare le tradizioni, la spiritualità e le risorse del territorio con gli itinerari culturali, le visite ai borghi e i cammini di pellegrinaggio.
Un “turismo religioso, culturale e identitario” come è stato definito dalla presidentessa della Fondazione Destinazioni di Pellegrinaggio, Roberta Serrenti, la quale ha sottolineato in particolare la rete di relazioni che il progetto dei cammini sta tessendo nei territori, animati e coinvolti direttamente tramite le amministrazioni comunali o attraverso le associazioni e organizzazioni locali, regionali e nazionali. In progetto, tra le varie collaborazioni, anche quella con l’UCSI Sardegna, Unione Cattolica Stampa Italiana, con cui la Fondazione stipulerà un protocollo di intesa al fine di valorizzare sul territorio regionale i temi che riguardano il turismo religioso e la diffusione del patrimonio artistico, culturale e religioso insieme alla promozione dei cammini.